Quanto vale una busta?

05.06.2021

In questi giorni ho avuto necessità di spedire del materiale tramite il servizio postale e non, come spesso faccio, tramite corriere.

Nulla di particolare, nessun pacco di misure o contenuto particolare, nessuna destinazione stravagante, semplicemente un libro diretto a Milano. 

Bene preparo il plico: piccolo biglietto colorato per augurare buona lettura al destinatario, libro avvolto nel pluriball per non rovinarlo, doppio giro di carta da pacchi, nastro adesivo, etichetta e...via. Destinazione ufficio postale , magari quello aperto sino alle 19, così riesco ad incastrare tutte le commissioni della giornata.

Stante la situazione che stiamo vivendo già arrivo con la mente orientata alla lunga fila fuori e così è. Mi metto tranquilla dietro un cliente, sotto il sole di mezzogiorno e lentamente tra una lamentela e l'altra del pubblico presente e, sì lo ammetto anche le mie silenziose "madonne" , riesco ad entrare allo sportello ma ... ≤ Signora non prenda il biglietto, deve fare la fila fuori e poi prende il biglietto≥ mi urla addosso la scapigliata impiegata tra la mascherina ed il plexiglass , ed io : ≤veramente arrivo dalla fila fuori ed ora pensavo di prendere il ticket per fare la fila dentro≥, lei di nuovo stavolta supportata dalla collega dai capelli di fuoco con taglio trendy : ≤NOOOOO, ma non lo vedi - ma come prima ero signora ora sono tua cugina? -  che siete troppi qui dentro? M'anvedi questa≥. Dimenticavo, prima di me sono entrate la direttrice con nipote e barista con ricco vassoio di caffè e prima di accedere  ho atteso che uscissero almeno tre persone ( vedi lo scrupolo a volte?).

Ecco sull'"anvedi questa" mi è partita la frittura mista del neurone e capisco il caldo, il lavoro, il covid, i pensionati, la peruviana che non capisce quello che dici, il caffè che non ti piace e tutto il circo ma IO SONO UNA CLIENTE , SONO IL PUBBLICO e non mi devi:  1 urlare addosso e 2 darmi del tu a prescindere. Ho salutato, augurato buona giornata e me ne sono andata. E con me la mattinata.

Il giorno dopo , complice un po' di tempo a disposizione, mi reco presso un altro ufficio postale, mi metto in fila,  poche persone prima di me, entro, prendo il ticket e con sorpresa chiamano il mio numero, mi sento come Dante in Paradiso al cospetto della Rosa dei Giusti, spiego alla gentile impiegata la mia necessità e: ≤ Mi spiace ma per il servizio è necessario mettere tutto in una busta≥ , io: ≤D'accordo, se mi da' una busta provvedo≥,  lei: ≤Eh no noi non abbiamo buste, se esce c'è una cartoleria, la prende, rifa' la fila e facciamo tutto≥.

Fatemi capire , alle poste non hanno buste? di nessun tipo? bianche, gialle , verdi , blu? 

La mia solita odiosa vocina perfettina mi dice "ci potevi pensare anche da sola no?" 

Eh no cara vocina se vado al ristorante mi aspetto che l'acqua per far bollire la pasta ci sia, non me la porto da casa!

Il mio tempo libero e confesso anche la mia pazienza sono terminati, quindi rimando all'indomani mattina, presso altro ufficio postale.

Ora per rispondere alla domanda iniziale, la busta è costata tre viaggi verso tre uffici postali, tempi di attesa fuori e dentro e molta pazienza. A mio parere troppo. Soprattutto se poi penso al concetto del mondo digitale, tutto online, mandiamo i razzi su Marte con il pensiero, stai sereno utente facciamo tutto con un click!

Se riporto questa piccola disavventura su un piano più teorico mi sento di dire che la maleducazione, l'incompetenza, il mancato approvvigionamento di materiali elementari per lo svolgimento del proprio lavoro, sono costati TEMPO. Risorsa quanto mai preziosa.

E non credo sia giusto pagare con tale moneta l'incompetenza altrui.

A buon intenditor, poche parole

PS: il pacco è arrivato a destinazione. Dovere di cronaca.

PPS: non tutte le impiegate sono così, anzi.


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