Le avvelenatrici

06.03.2021

Cercando il Freddo, Dandy e il Libanese ho incontrato Girolama Spana.

Questo pomeriggio accompagnandomi per i luoghi di Roma Criminale l'ottima guida del tour non sapeva di farmi un regalo : conoscere una storia di donne avvelenatrici affascinante seppur macabra.

Girolama Spana e le altre quattro sue collaboratrici appartengono alla Roma della prima metà del '600 e si muovono nell'atmosfera sospettosa del Sant'Uffizio.

Si narra che Girolama figliastra di Giulia Tofana , siciliana , sia giunta a Roma in seguito alla fuga della matrigna costretta a fuggire da Palermo perché accusata di aver avvelenato un ricco gentiluomo di Genova tramite un' "acqua " speciale.

A Roma Giulia grazie alla sua capacità di muoversi tra le persone influenti riuscì a tessere relazioni importanti che le fornirono anche protezione, una su tutte quella con Padre Girolamo da san Lorenzo fuori le Mura che le procurava l'arsenico necessario alla preparazione dell'acqua speciale, acqua che la scaltra donna riuscì a "spacciare" proprio tra gli altolocati.

Dopo la morte della matrigna Girolama imparato il segreto dell'acqua continuo' nell'operato ma con un'accortezza in più : la fornitura avveniva solo alle donne che stanche di vessazioni e di matrimoni imposti ed opprimenti cercavano un metodo "sicuro" per liberarsi di compagni violenti.

La caratteristica di quell'Acqua - la cui ricetta nelle dosi è rimasta pressoché ignota - era quella di portare lentamente la vittima ad una morte dovuta a febbre e forte nausea , il tutto senza che restasse traccia del veleno. Peraltro era anche il periodo della peste e le morti così si sovrapponevano .

La particolarità è che la fornitura avveniva in boccette che riportavano l'immagine di San Nicola, che si trovava anche su un unguento cosmetico molto in voga per la cura delle imperfezioni della pelle.

La fine del "business" di Girolama avvenne a causa di un errato dosaggio dato all'amante della Contessa di Ceri che di lui si voleva liberare in tempi brevi o almeno così narra la leggenda - una delle tante - . Fine che porto' Girolama e le altre ad un processo per stregoneria in cui confessarono senza alcun problema l'avvelenamento di circa seicento uomini ma con altrettanta fermezza e convinzione dichiararono di averlo fatto per "rendere alle donne la libertà".

Le notizie che girano in rete sono diverse e differenti nel racconto e vero o non vero che sia , non trovate affascinante questa storia?

Mi chiedo cosa mi ha catturato di Girolama : forse il suo coraggio, la sua convinzione di fare ed essere nel giusto , nel difendere il suo operato o forse il suo particolare senso di solidarietà verso le donne imprigionate in un matrimonio di sofferenza e dolore? 

Credo che quel che mi ha conquistato sia in realtà il suo "voler rendere libere le donne", anche se con mezzi non esattamente leciti.

Non è quello che vogliamo tutti? La libertà. 


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