Immuni e la signorina Rottermeier

22.04.2020

Notizia di questi giorni è l'arrivo della applicazione di contact tracing Immuni che avremo a disposizione per tracciare ed individuare possibili contagi in questa prossima fase 2.

L'applicazione per poter essere utile allo scopo che gli ideatori si sono prefissati andrebbe installata e utilizzata da almeno il  60% della popolazione o 80% degli smartphone sul mercato ( rif  WIRED:  www.wired.it/attualita/tech/2020/04/20/immuni-app-rischi-coronavirus/?refresh_ce=) .

Non entro nel merito della tecnologia e dell'uso dei dati dell'applicazione e tanto meno dell'effettiva utilità, ricordo soltanto che non sarà sufficiente installarla ma andrà attivato il bluetooth e concessa l'autorizzazione all'App, diversamente non servirebbe a molto. 

Vorrei riflettere in breve sull'aspetto della possibilità di installarla su base volontaria e nel caso non si procedesse all'ipotesi di restringere il raggio di mobilità   a chi non lo farà. Sul fattore braccialetto per le persone anziane considerate soggetti piu' a rischio sorvolo, poichè mi sembra in tutta onestà un'offesa alle persone che saranno anche anziane ma non sono sceme. 

Detto cio', credo che il mix delle parole "volontà-restrizione-privacy-libertà - obbligo" sia stato esplosivo nel suo rincorrersi di articolo in articolo.

Si tratta a mio modesto parere di capire quanto vogliamo far sapere agli altri di noi, quante informazioni vogliamo condividere con altri soggetti e come questi useranno le informazioni che gli stiamo dando.  E anche quanto vogliamo sapere noi dell'altro.

Se sono al ristorante e pubblico la foto di un piatto su un social, indicando dove mi trovo e con chi sono a tavola , sto dando informazioni che potrebbero essere tranquillamente usate da chiunque, anche se ho modificato il profilo e configurato le opzioni relative alla privacy .

Se faccio una ricerca su Google o un acquisto online, fornisco una serie di dati dei quali magari non me ne rendo conto; se mi trovo in un luogo che non conosco e cerco un indirizzo sulle varie app attivo la geolocalizzazione, così come se cerco un locale in cui recarmi selezionando le recensioni in funzione dei miei gusti alimentari e non.

Sono solo alcuni esempi di quanto tutto sommato i dati sono disponibili nelle forme e nei modi piu' diversi e tutti su base volontaria.

E allora vorrei capire dove è il problema se fornisco dati utili ad aiutare altri e SOPRATTUTTO  me a salvaguardare la salute?

Se fossi un soggetto contagiato di sicuro vorrei comunicare a chi è venuto in contatto con me del possibile contagio e altrettanto mi auguro facciano gli altri.

Quindi perchè una volta tanto SU BASE VOLONTARIA non decidiamo di essere utili senza dover ricorrere alla signorina Rottermeier che ci riprende per le orecchie?

L'abbiamo fatto con il lockdown, ci abbiamo messo un po' ma abbiamo compreso l'importanza dello stare distanti e attenti, possiamo fare un passo in piu', no?

PS : L'aspetto "divertente" della faccenda è che la parola  immuni ha origine dal latino immunis che significa "esenti da obblighi"

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